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Più che un bollo, una confisca di Stato

12 anni fa - mercoledì 6 luglio 2011
Il previsto aumento del bollo sul conto titoli è di entità tale da assomigliare quasi a un esproprio, a tutto vantaggio di intermediari e risparmio gestito. Attenzione però alle false lusinghe della vostra banca: per investimenti anche non troppo elevati, conviene comunque il “fai da te”.
Il previsto aumento del bollo sul conto titoli è di entità tale da assomigliare quasi a un esproprio, a tutto vantaggio di intermediari e risparmio gestito. Attenzione però alle false lusinghe della vostra banca: per investimenti anche non troppo elevati, conviene comunque il “fai da te”.
· Tra le misure previste dalla manovra finanziaria, spicca l’aumento dell’imposta di bollo sul conto titoli: e non si tratta di un “ritocco”, ma di un vero e proprio salasso. Dagli attuali 34,2 euro annui, l’imposta sale a 120 euro annui e dal 2013 sarà ancora più salata: 150 euro per chi ha titoli per meno di 50.000 euro, 380 per chi supera questa soglia.
· Una misura che non ci piace affatto, perché colpisce soprattutto i piccoli investitori: il peso percentuale sull’investimento diventa infatti più “leggero” per investe cifre rilevanti. È vero che anche i 34,2 euro erano fissi, ma tutto sommato il peso era accettabile: con un investimento di 10.000 euro il rendimento era decurtato di uno 0,34% annuo, con 50.000 euro scendiamo già a uno 0,07%. Ora il “taglio” ai rendimenti è ben più corposo, ad esempio l’1,5% per investimenti di 10.000 euro (vedi tabella qui sotto).
· Motivo in più per scegliere con attenzione dove investire: i BoT, ad esempio, non rendono più dell’1,3% annuo netto, il che significa che per piccoli importi pagate per il bollo più di quanto incassate con gli interessi! A maggior ragione, quindi, continuiamo a sconsigliarveli, per investimenti a breve termine seguite i nostri consigli a pagina 11.
 

Nuova imposta di bollo: quanto pesa sul rendimento?
 
Investimento di…
 
10.000 euro
30.000 euro
50.000 euro
100.000 euro
Fino al 2012 (120 euro l’anno)
1,2%
0,4%
0,24%
0,12%
Dal 2013 (150 euro l’anno, 380 sopra i 50.000 euro)
1,5%
0,5%
0,3%
0,38%

 
Un “regalo” a banche e risparmio gestito
· Se per gli investitori questa mossa non porta che svantaggi, c’è chi invece può trarne profitto: banche e assicurazioni, che vedrebbero confluire più risorse nei prodotti “della casa”. Piuttosto che acquistare un’obbligazione o un titolo di Stato, molti investitori saranno infatti tentati di “parcheggiare” i risparmi in un conto deposito che offre sì rendimenti più bassi, ma non è soggetto a imposta di bollo.
· A trarne ancora più vantaggio, poi, sarà l’industria del risparmio gestito: l’investimento in fondi comuni non richiede infatti l’apertura di un conto titoli.
 
Attenzione ai falsi allarmismi
· Posto che l’imposta non ci piace e se ne poteva fare a meno (vedi riquadro), resta il fatto che ormai c’è. Evitate perlomeno di aggravare il danno: le banche useranno lo spauracchio dell’imposta di bollo per attirarvi sui prodotti per loro più redditizi, come quelli di cui vi abbiamo appena parlato, ma questa strategia è valida solo se il vostro capitale è relativamente modesto. Ecco le soglie minime al di sopra delle quali il “fai da te” conviene comunque.
· Partiamo dal confronto con i conti deposito, supponendo che con questi ultimi vi possiate portare a casa l’1,5% netto annuo (le promozioni rendono di più, ma sono limitate nel tempo) contro il 3,5% annuo offerto ad esempio da un BTp a cinque anni. L’investimento in bond diventa comunque conveniente dai 6.000 euro in su fino al 2012 e dai 7.500 euro in su dal 2013 nell’ipotesi che investiate online, senza altri costi se non il bollo. Se preferite operare allo sportello, oltre al bollo dovete considerare i costi applicati dalla banca, che stimiamo in 20 euro annui se acquistate solo titoli di Stato, 90 euro se acquistate altre obbligazioni italiane e 110 euro se acquistate anche obbligazioni estere. Con queste ipotesi, vale la pena di continuare con il “fai da te” solo per cifre un po’ più elevate (vedi tabella qui sotto), ma comunque non stratosferiche.
 

Da che cifra mi conviene il fai da te al posto del conto deposito?
 
Solo bollo
Bollo + 20 euro di spese
Bollo + 90 euro di spese
Bollo + 110 euro di spese
Fino al 2012
6.000
7.000
10.500
11.500
Dal 2013
7.500
8.500
12.000
13.000

Le cifre (in euro) indicate in tabella indicano l’importo dell’investimento che rende indifferente scegliere un conto deposito (ipotizzando un rendimento dell’1,5% netto annuo) o un investimento in obbligazioni (ipotizzando un rendimento del 3,5% annuo e le spese indicate nelle colonne). Per cifre inferiori conviene il conto deposito, per cifre superiori conviene l’investimento in bond nonostante il salasso dei bolli.
 
· Le soglie minime si alzano un po’, ma restano comunque più che raggiungibili, nel confronto con l’investimento in fondi comuni. Supponiamo di acquistare un fondo obbligazionario al posto delle obbligazioni: per evitare il bollo ci sobbarchiamo le commissioni di gestione (in media l’1% annuo). Se l’investimento supera le soglie che trovate nella tabella qui sotto, non ne vale la pena: le commissioni vi costano di più del bollo.
 

Da che cifra mi conviene il fai da te al posto dei fondi comuni?
 
Solo bollo
Bollo + 20 euro di spese
Bollo + 90 euro di spese
Bollo + 110 euro di spese
Fino al 2012
12.000
14.000
21.000
23.000
Dal 2013
15.000
17.000
24.000
26.000

Le cifre (in euro) indicate in tabella indicano l’importo dell’investimento che rende indifferente scegliere un fondo comune (ipotizzando commissioni dell’1% netto annuo) o un investimento in obbligazioni (ipotizzando un rendimento del 3,5% annuo e le spese indicate nelle colonne). Il “fai da te” conviene solo per investimenti superiori a queste soglie.
 
MA NON SE NE POTEVA FARE A MENO?
· Piuttosto che questo vertiginoso rincaro dei bolli sarebbe stato meno gravoso, per il piccolo investitore, l’altra ipotesi circolata: un’imposta sulle transazioni finanziarie, una specie di fissato bollato sulle compravendite. Ipotizziamo pure un’imposta dello 0,3% su ogni transazione, il doppio di quanto era stato previsto, in modo da eguagliare il gettito a quello dell’imposta di bollo (per la quale le stime sono di 2,4 miliardi annui dal 2013). A voi piccoli investitori sarebbe costato molto meno: per esempio, investendo 30.000 euro in un BTp quinquennale avreste pagato 150 euro solo al momento dell’acquisto, e non 150 euro ogni anno! E l’imposta sarebbe proporzionale all’ammontare degli investimenti, e quindi più equa… Ma agli investitori istituzionali, che fanno trading su volumi elevati, sarebbe costata molto di più, e guarda caso l’ipotesi è stata accantonata…
· E perché, poi, far pagare il risanamento dei conti pubblici agli investitori quando c’è la possibilità di tagliare spese inutili? Tra le tante ipotesi possibili prendiamone anche solo una, l’abolizione delle province: già questo basterebbe a garantire un risparmio analogo al gettito previsto dal bollo. Secondo il ministro dell’economia, l’abolizione delle province non farebbe risparmiare che 100-200 milioni di euro l’anno. Queste cifre si riferiscono però ai soli costi “politici”, cioè lo stipendio a consiglieri e assessori. In realtà il risparmio sarebbe molto più corposo. Secondo alcuni studi, le province ci costano 4 miliardi di euro l’anno: e non stiamo parlando dei servizi (trasporti, cultura, tutela ambientale…) che lo Stato dovrebbe comunque assicurare con altre strutture, ma dei soli costi di amministrazione e controllo, in altre parole dei costi necessari per mantenere l’organizzazione. Circa la metà di questa cifra è relativa al costo del personale: anche supponendo di mantenere questo costo, “assorbendo” i dipendenti in altre strutture, il risparmio si avvicina già ai 2,4 miliardi annui del bollo. E nel lungo periodo il personale potrebbe essere ridotto, garantendo risparmi ancora superiori.
 

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